Spedizione gratuita per ordini superiori a € 60,00.

I tessuti giapponesi: 3 oggetti caratteristici

I tessuti giapponesi. Bellissimi, colorati, utilizzati sia per l’abbigliamento che a scopo decorativo, hanno fatto del Giappone, sin dall’antichità, un grande centro di produzione tessile. Che si tratti di seta, cotone, canapa o altre fibre la cultura e le tecniche di produzione hanno sempre caratterizzato una produzione di alta qualità. 

La via della seta

La via della seta: 8000 km di percorsi costituiti da itinerari terrestri, marittimi e fluviali che collegavano l’Impero Romano con quello cinese snodandosi poi verso la Corea ed il Giappone. Roma era la destinazione finale della seta e di altre merci preziose che, grazie a queste carovane, collegavano l’oriente con l’occidente trasportando, ovviamente anche in senso inverso, oltre a merci anche idee, religioni, usanze.

Ed è a questo clima di grande scambio e collaborazione che si deve la grande domanda di tessuti alla quale l’industria giapponese doveva far fronte anche, e soprattutto, con l’aiuto di tessitori e tintori inviati dalla Cina e dalla Corea per stabilirsi in Giappone dove la produzione di tessuti era regolata dallo stato e i migliori erano prodotti dalle tessiture imperiali. 

Realizzare tessuti diventò una vera arte in quanto gli usi a cui erano destinati erano molteplici e non coprivano, ovviamente, solo il settore dell’abbigliamento ma anche quello della tappezzeria o della decorazione. I tessuti dovevano avere quindi grammature e trame diverse e  gli “stilisti” dell’epoca dovevano fare scelte precise e grazie alla loro opera sono state trasmesse, nel tempo, tecniche uniche utilizzate ancora oggi.

Una curiosità riguarda l’abito dei monaci buddisti, il Kesa, preparato dagli stessi monaci che utilizzavano scarti di tessuto e stracci lavati e tinti con colori naturali della terra. Da qui il colore arancione dell’abito che, nel tempo, ha assunto il significato della rinuncia ai piaceri e la scelta di una vita umile.

Tre oggetti caratteristici: Il Noren

Il Noren è un elemento di arredo tradizionale giapponese che ha origini antichissime: Nelle case era utilizzato come divisorio o come protezione dagli elementi esterni ma, con il passare del tempo il Noren ha assunto anche una funzione simbolica e decorativa.

Noren giapponese

Ma cos’è il Noren? È il tradizionale divisorio in tessuto. Solitamente è, proprio come una tenda, una o più fessure verticali che consentono un attraversamento più agevole. 

Nella cultura giapponese, il Noren non è solo un oggetto pratico, ma rappresenta anche un simbolo di accoglienza. Spesso viene appeso all’ingresso di negozi e ristoranti, per segnalare che l’attività è aperta.

I Noren sono realizzati in vari materiali, dai tessuti più leggeri come il cotone e il lino, ai più pesanti come la canapa ed i motivi variano da semplici tinte unite a complessi motivi tradizionali giapponesi. Come si può intuire, pur essendo fortemente radicato alla tradizione giapponese, il Noren, proprio per la sua praticità, oltre che per la bellezza, continua ad essere un elemento molto versatile ed usato nella decorazione di interni e, spesso, nell’identità delle attività commerciali.

I Tenugui

tessuti giapponesi

Tenugui sono tipici asciugamani di cotone leggeri e lisci al tatto se paragonati ai consueti asciugamani di spugna occidentali. Si trovano con una grande varietà di motivi colorati e spesso sono acquistati come dei veri e propri souvenir. I Tenugui sono molto conosciuti dagli appassionati di manga e anime in quanto spesso sono presenti in varie vignette o scene di fumetti e cartoni. Proprio per questo spesso i personaggi dei manga ricorrono come soggetti di questi piacevoli asciugamani.

Gli utilizzi di questo prodotto artigianale sono molteplici. Possono essere usati come canovaccio da cucina o addirittura come elemento decorativo. Vengono usati come tovaglia nei picnic o come bandana per la protezione dal sole. 

Un oggetto, il tenugui, che ha un’origine molto antica risalente addirittura al periodo Heian, che va dal 794 al 1192 d.c., quando veniva usato durante le cerimonie buddiste ed era realizzato con seta pregiata il che faceva di esso un oggetto poco diffuso proprio per l’alto costo. Lo sviluppo del settore tessile sdoganò questo accessorio rendendolo più economico ed alla portata di tutti.

Dopo essere caduto in disuso per un periodo di tempo oggi il tenugui è tornato ad essere molto usato ed apprezzato proprio per via della sua versatilità.

Il Furoshiki

furoshiki gru su fuji rosso

Avete mai sentito parlare dei Furoshiki? Ebbene Il Furoshiki è un pezzo di stoffa di forma quadrata che in Giappone viene utilizzato fin dall’antichità per trasportare qualsiasi genere di cosa.

A prima vista potrebbe sembrare un comune pezzo di stoffa, ed effettivamente a fare la differenza è la piegatura che, a seconda dell’oggetto o delle cose che deve trasportare, viene annodato e piegato in varie maniere. 

Anticamente, parliamo del periodo Edo, VII secolo, il Furoshiki veniva utilizzato dalle persone che frequentavano i bagni pubblici per trasportare i vestiti puliti ma successivamente l’uso di questo pezzo di stoffa è andato via via mutando adattandosi al trasporto di ogni genere di oggetti. 

Pur non avendo una dimensione standard il Furoshiki ha generalmente una misura di 50 cm per lato e, di recente, in Giappone il suo utilizzo è stato caldamente sponsorizzato dal Ministro per l’Ambiente come un’alternativa ecologica all’utilizzo delle borse di plastica.

Manga: Le 5 caratteristiche

I Manga. In un blog che tratta di arte, cultura e storia del Giappone prima o poi doveva arrivare un post sui famosi fumetti giapponesi che, negli ultimi anni, hanno avuto un impatto incredibile sull’immaginario collettivo in tutto il mondo, tanto da dar luogo ad una vera e propria industria di riferimento. Definirli semplicemente “fumetti” sarebbe oltremodo riduttivo visto che oggi i manga, nell’industria editoriale nipponica, occupano una posizione di primo piano alimentando un mercato da centinaia di milioni di yen annui.

E non stiamo parlando solamente di editoria perché il clamoroso successo dei manga, dopo aver varcato i confini nazionali nei primi anni 90, ha dato vita ad una serie di mercati paralleli ispirati proprio ai personaggi dei fumetti giapponesi. Gadget, costumi, giocattoli, riproduzioni artistiche, statuine, hanno letteralmente invaso il mercato ed anche l’industria cinematografica non è rimasta insensibile davanti al fascino di questo genere.

In particolare, le “Action Figure” dei protagonisti sono molto collezionate anche per il loro livello di qualità e precisione offerta come si può certamente notare da questa figura collezionabile di Shoto Todoroki, eroe del fumetto “My Hero Academia”, della Tsume Arte in vendita sul nostro sito.

Il mondo fluttuante

Ora non vorremmo scrivere della storia e delle particolarità dei fumetti giapponesi che, al giorno d’oggi, sono ampiamente note, ma trattare un simile argomento senza dare qualche piccolo cenno storico ci sembra comunque riduttivo anche perché, come avrete certamente intuito leggendo altri post del nostro blog, a noi la storia del Giappone piace tremendamente.

La nascita dei manga, termine che in giapponese possiamo tradurre approssimativamente come “disegni umoristici” si deve alle “immagini del mondo fluttuante”, Ukiyo-e in giapponese, delle immagini incise su tavole di legno e impresse con l’inchiostro. Queste silografie raffiguravano scene di vita quotidiana o illustrazioni che corredavano piccole poesie. Tuttavia, prima della diffusione di queste stampe, già erano in circolazione dei “Toba Ehon”, dei rulli illustrati che i Ronin, samurai senza padrone del periodo Edo, disegnavano per passare il tempo illustrando scene umoristiche di vita quotidiana.

Fatto sta che Katsushika Hokusai, uno degli artisti più apprezzati dell’epoca, pubblicò nel 1814 una serie di disegni chiamati “Hokusai Manga” in cui, grazie all’interazione tra immagini, frasi e personaggi, si poteva riconoscere con chiarezza lo stile dei fumetti di oggi.

Queste vignette si sono poi evolute adattandosi alle esigenze e ai gusti della società giapponese ed oggi, i manga spaziano in una vasta gamma di generi, soddisfacendo una varietà di lettori di tutte le età.

Le caratteristiche dei Manga

Ma quale sono le caratteristiche dei fumetti giapponesi? La prima, che poi è quella più tipica, è il senso di lettura che si differenza da quello dei fumetti occidentali per il fatto che si leggono a partire da quella che per noi è la fine dell’albo. Il senso di lettura va da destra verso sinistra rispecchiando la tradizione di scrittura giapponese che procede in modo opposto rispetto alle lingue occidentali. 

Disegnatori Manga

Ad eccezione della copertina, poi, sono stampati in bianco e nero anche se poi le tante varianti, con pagine a colori, sono oggi sempre più diffuse.

Un’altra caratteristica unica riguarda l’aspetto grafico che è molto particolare e facilmente riconoscibile. Le illustrazioni sono caratterizzate da linee pulite, dettagli precisi ed espressioni facciali molto espressive.

L’ampia varietà di generi disponibile è uno dei motivi per il quali i manga sono così apprezzati. Una diversità in grado di attirare una vasta tipologia di lettori. Tante sono le categorie in cui si classificano. Ci sono gli Shonen e gli Shojo rivolti ai lettori adolescenti e alle giovani lettrici e poi i Seinen, che narrano vicende realistiche e profonde e destinati ad un pubblico più adulto. I Komodo, invece, si rivolgono ad un pubblico molto più giovane. C’è da dire che in Giappone i manga vengono pubblicati su riviste di fumetti come Weekly Shonen Jump o Big Comic che li fanno conoscere al grande pubblico.

Inoltre, possiamo senz’altro affermare che il successo dei manga deriva certamente dalle trasposizioni animate che, negli anni 80 e 90, hanno fatto conoscere al grande pubblico personaggi con Goldrake, Dragon Ball ed Holly e Benji, per un fenomeno ancora attuale che sembra essersi spostato al grande schermo come dimostrano i recenti successi di One Piece, Demon Slayer, Haikyu e Blue Lock.

I più venduti

Ma quali sono i manga più venduti? Per stilare questa particolare classifica ci siamo rivolti a Wikipedia che fornisce una lista, abbastanza attendibile, dei manga più venduti fino ad oggi. Al primo posto troviamo l’inossidabile One Piece di Eiichiro Oda uno shonen creato nel 1997 e tutt’ora ancora in corso che ha venduto approssimativamente 521 milioni di copie. Al secondo posto troviamo il seinen Golgo 13 di Takao Saito mentre il famoso Detective Conan di Gōshō Aoyama è al terzo posto. Tra le serie più amate troviamo poi Dragon Ball, del compianto Akira Toriyama, Naruto di Masashi Kishimoto e Doraemon di Fujiko Fujio.

E la situazione in Italia? Da noi dipanarsi tra varie classifiche riportate da testate web specializzate è abbastanza complesso anche se l’Associazione Italiana degli Editori pubblica mensilmente una classifica dei fumetti più venduti del mese. Kaiju n.8 di Naoya Matsumoto, uno shonen ambientato in un mondo in cui i mostri chiamati Kaijiu non fanno certo dormire sonni tranquilli, è il manga più venduto del mese di giugno seguito da Chainsaw Man uno shonen scritto e disegnato da Tatsuki Fujimoto il cui titolo, letteralmente “Uomo motosega”, è tutto un programma.

Come abbiamo visto i fumetti giapponesi sono oramai un fenomeno culturale che ha stupito un po’ tutti conquistando, soprattutto nell’ultimo decennio, un vasto pubblico. Storie coinvolgenti e illustrazioni ben curate e sorprendenti, sono in grado di offrire un’esperienza di lettura molto coinvolgente.

Samurai: la via del guerriero

Samurai. Una parola che rievoca imprese leggendarie, gesta eroiche, gloria e onori. Nell’immaginario collettivo questi guerrieri, chiusi nella loro imperscrutabile armatura, sono sinonimo di coraggio ed onore anche se, a volte, la fantasia si discosta leggermente dalla realtà. Perché, se è vero che i Samurai erano i coraggiosi guerrieri è altrettanto vero che questi formavano una vera e propria casta prevalente in Giappone e, in parecchi casi, approfittando del loro ruolo di predominio, commettevano soprusi sui ceti più umili.

Ma procediamo con ordine. La parola Samurai, con cui venivano chiamati i rappresentati di una delle più famose caste militare giapponesi, deriva dal verbo sabarau o samarau che, letteralmente, significa “essere al servizio” e la loro origine risale al periodo del Giappone medievale quando il potere del sovrano di una delle monarchie più antiche del mondo, era limitato fortemente dall’ingerenza di signori feudali, i daimyo.

Il più potente, quello che possedeva maggiori terre e ricchezze, assumeva la carica di shogun, una sorta di primo ministro, che lo rendeva di fatto il detentore del potere. E fu proprio alla fine del XII secolo, in virtù del fatto che la carica di shogun divenne ereditaria, che si affermarono i Samurai.  

La nascita dei Samurai

In questo periodo, noto come periodo Kakamura, dal nome della capitale di quel tempo, i Samurai divennero una vera e propria casta in quanto, proprio come accadeva con lo shogun, anche per loro si affermò il diritto all’ereditarietà del ruolo per il quale i figli dei Samurai acquisivano lo status del genitore. 

Samurai Giapponesi

Questo corpo militare, che possiamo paragonare ai cavalieri medievali presenti in Europa, era al servizio del proprio signore ed i componenti erano addestrati, sin dall’infanzia, all’arte della guerra. Inoltre, potevano dedicarsi allo studio ed alle arti e questo li rendeva colti ed estremamente intelligenti. Molti seguivano la filosofia zen, con cui imparavano a liberare la mente dai pensieri negativi allo scopo di raggiungere la pace interiore.

Tutti erano tenuti a rispettare un codice d’onore, il bushido, il cui significato letterale è “la via del guerriero”, che era basato sui principi del dovere, della lealtà e del coraggio. Perdere l’onore, a seguito di una sconfitta o di un’offesa recata al proprio superiore, era per i guerrieri giapponesi una vergogna da espiare con la morte. Da qui il ricorso al “seppuku”, il suicidio, che si eseguiva tagliandosi il ventre con una spada corta o con un pugnale.

Le due spade

Le armi tipiche dei Samurai erano le due famose spade giapponesi, la Katana, quella lunga, e il Wazikashi, quella corta. Portarle entrambe era sinonimo di grande onore. Ma non bisogna commettere l’errore di pensare che combattessero solamente con le spade perché erano molto abili con l’arco e le lance e, dal XVI secolo, iniziarono a dotarsi anche di armi da fuoco.

Ma a rendere affascinanti ed enigmatici questi guerrieri era senz’altro l’armatura che indossavano che, oltre a proteggerli in battaglia, incuteva anche terrore nei nemici che combattevano. L’armatura indossata dai guerrieri giapponesi è ancora oggi di estremo interesse collezionistico soprattutto per l’arte con cui veniva realizzata.

L’armatura del Samurai

L’armatura del Samurai comprende il Kabuto, l’elmo, il Menpō, la maschera che protegge il volto, il , la corazza, i Sode, gli spallacci rettangolari, i Kote, bracciali protettivi in lamine di ferro con i guanti d’arme e il Kusazuri , un grembiule composto da lamine di metallo che proteggeva la parte inferiore del corpo all’altezza dell’inguine. 

feel the force 2023 11 27 04 49 18 utc

Ferro e cuoio erano i materiali usati per rendere queste armature sempre più resistenti. Tuttavia, la corazza era decisamente più sottile di quella con cui venivano realizzate le armature dei cavalieri medievali in Europa. L’armatura, realizzata con piastre di ferro legate insieme, era flessibile e doveva consentire di effettuare rapidi movimenti per sferrare colpi letali in maniera veloce. I piedi e le mani erano dotati di protezioni individuali appositamente progettate per consentire una presa ottimale della Katana ed allo stesso tempo di resistere all’attacco di un altro guerriero.

Ma è l’elmo, Il Kabuto, la parte più caratteristica di tutta l’armatura. Esso nasconde alla vista il guerriero che lo indossa rendendolo misterioso e potenzialmente pericoloso. Anche il Menpō, la maschera utilizzata per la protezione del volto, dagli occhi in giù, è uno degli elementi più caratteristici dell’armatura. Realizzata in cuoio e metallo la maschera poteva avere un’espressione feroce, per accentuare l’aggressività di chi la indossava, oppure molto più nobile e serena per infondere più sicurezza al proprietario ed il dubbio di un nemico di alto lignaggio e abilità a chi lo affrontava. 

L’armatura era un segno distintivo, una vera e propria identità: I guerrieri potevano identificare in battaglia il proprio comandante ma le forme e le decorazioni avevano anche la funzione di affermare il proprio prestigio personale, in un tempo in cui i signori della guerra si contendevano il controllo del Giappone.

Ai Musei Reali di Torino è possibile ammirare un’armatura completamente restaurata che fu donata nel 1869 dall’Imperatore Meiji a Vittorio Emanuele II a tre anni dalla firma del trattato di amicizia e commercio tra il Regno d’Italia e l’Impero giapponese, ratificato a Edo, l’odierna Tokyo.

La fine dei Samurai

Tra il 1866 ed il 1869 l’imperatore Meiji diede il via ad una restaurazione che mise fine al periodo dei Samurai. Egli sottrasse il potere allo shogun e avvio una decisa modernizzazione del paese e, ritenendo la casta dei Samurai incompatibile con questo processo, annullò tutti i privilegi di cui godevano riducendo il potere e la classe a cui appartenevano i nobili guerrieri.

allenamento samurai

Vi fu tuttavia un ultimo massiccio utilizzo dell’armatura durante gli scontri della Ribellione di Satsuma, nove anni dopo l’inizio del periodo Meiji. Dalla ribellione di Satsuma è tratto il film “L’ultimo Samurai” di Edward Zwick con Tom Cruise e Ken Watanabe.

In Giappone la fama dei nobili guerrieri è ancora viva anche se è soprattutto lontano dall’isola nipponica che continuano a suscitare fascino e interesse grazie a film, fumetti, videogiochi e cartoni animati. In tal senso l’immagine che rappresenta i Samurai come guerrieri sempre dotati di nobili sentimenti è piuttosto distante dalla realtà ed oggi, la cultura e la mentalità dei guerrieri giapponesi è stata in larga parte abbandonata in Giappone sebbene alcuni principi ed insegnamenti del Bushido siano ancora apprezzati.


Nippon Choice S.r.l.s.
Sede Legale: Via Cassia 831, 00189, Roma (RM)
Roma - 16200931000

© Nippon Choice. All rights reserved.